Oggi e domani. La strada del cambiamento.

di Mario Vatta, prefazione di Giorgio Pilastro

Solo per chi è senza speranza ci è data la speranza

Walter Benjamin

Un guru indiano ripete instancabilmente ai suoi discepoli: «When you eat, eat. When you read, read. When you walk, walk», e così via. Un giorno, durante una seduta di meditazione, i discepoli lo vedono fare colazione leggendo il giornale. «Where is the problem?» dice, vedendo i loro sguardi meravigliati. «When you eat and read, eat and read».

Non so perché rileggendo i quarantanove racconti che compongono questa quinta raccolta di articoli scritti da don Mario Vatta per la rubrica Volti e storie del quotidiano “Il Piccolo” di Trieste, mi è riecheggiato questo aneddoto. Emmanuel Carrère lo aveva riportato in uno dei suoi ultimi testi pubblicati in Italia (Un romanzo russo). Ripensandoci, e prestando maggiore attenzione, però, questo breve racconto dice molto di più di quanto possa apparire o si possa immaginare ad una prima e rapida lettura su questo zibaldone di riflessioni: Oggi e domani. Sottotitolo: La strada del cambiamento. E non solo per l’evidente vena ironica che non può non ricordarci un’indole propria di don Mario e che, inevitabilmente, trasmette e riversa in parecchi dei suoi scritti. Non solo per questo. Quelle poche battute di Carrère riflettono (ripeto: molto di più di quanto si possa immaginare) il modo in cui don Mario esprime, instancabile e testardo, i suoi pensieri. Quasi un mantra. Messaggi fermi di denuncia e di speranza. Ma anche il solido ancoramento ad un riferimento che ritiene imprescindibile, vitale. Quel Lui o Egli che ritorna (spesso) come una bussola esistenziale, a volte come un salvagente a cui appoggiarsi o, addirittura, aggrapparsi. When you eat, eat. When you read, read.

Nel contempo, però, nei testi di don Mario traspare la sua capacità ed il suo invito ad adattare, a modulare, questa fermezza nella quotidianità. Nel feriale. Un passaggio che non può che essere innescato e, a sua volta, non può che innescare una parola che, come poche, don Mario vorrebbe fosse addirittura performativa: speranza. Parola accesa a tinte forti, come un neon fosforescente, a segnalare che la bottega dove operiamo, costruiamo, lottiamo per l’esistenza è un luogo di vaste emozioni ed esperienze, e che non può limitarsi ad essere un posto di sola rassegnazione ed abbandono. Un approccio, come si diceva, che necessita del primo passaggio. When you eat and read, eat and read. Un passaggio che richiama ed evoca, necessariamente, il sabato che è per l’uomo e non viceversa. Non si tratta di un ripiegamento, di un banale opportunismo o di un facile compromesso. È l’attenzione per il senso profondo delle cose e la loro pesatura.

Muove da queste considerazioni anche la scelta del titolo della raccolta (condivisa pienamente da don Mario). L’ennesimo invito dell’Autore ad essere attenti e solerti nel cogliere le turbolenze del presente (Oggi) spesso faticose (per tutti ed in particolar modo per la gente di don Mario, in oggettiva difficoltà e, spesso, deprivazione), quasi sempre difficili da comprendere nella loro complessità. Passaggio necessario per essere in grado di attrezzarsi nel non semplice impegno di affrontare il futuro (Domani). Don Mario indica un percorso (meglio ancora: un atteggiamento) per indurre il lettore ad interpretare e affrontare con coraggio questo passaggio (La strada del cambiamento). Inevitabile che il suo sguardo si soffermi ancora una volta, soprattutto, sui giovani e che inviti a riservare ad essi tutta la necessaria e doverosa attenzione. Sono loro che, in questo periodo di profonda e rapida mutazione, dovranno (anche loro malgrado) caricarsi sulle spalle gran parte del peso di questo cambiamento. Termine purtroppo eccessivamente abusato (ma assolutamente concreto) e che don Mario continua tenacemente a coniugare con speranza.

Giorgio Pilastro